martedì 24 dicembre 2013

Buone notizie di Natale

Siccome a Natale siamo tutti più buoni, ecco due buone notizie, per concludere con speranza il 2013:
Ø  un emendamento sugli affitti inserito nella legge di stabilità 2014, prevede l’obbligo di versamento del canone tramite pagamento elettronico, vietando l’uso del contante;
Ø  nel disegno di legge delega in materia fiscale già approvato alla Camera e adesso all’esame del Senato il Ministro dell'Economia e delle Finanze Saccomanni ha sottolineato che «l’intento è quello di potenziare i sistemi di tracciabilità dei pagamenti favorendo una corrispondente riduzione dei relativi oneri bancari; incentivare l’utilizzo della moneta elettronica rispetto al contante; favorire il crescente utilizzo della fatturazione elettronica e la trasmissione telematica dei corrispettivi mediante una riduzione degli adempimenti amministrativi e contabili».


Buona Natale a tutti!

lunedì 9 dicembre 2013

Il costo del denaro contante

Anche se pochi ne sono consapevoli, il contante ha un costo elevato. Bisogna infatti produrlo, trasferirlo in sicurezza e custodirlo.
Uno studio del 2012 elaborato dalla Banca Centrale Europea ha evidenziato che per il denaro l'Europa a 27 spende lo 0,46 del suo prodotto interno lordo, pari a 60 miliardi. E in Italia, dove i biglietti di banca sono più diffusi che altrove, i costi sono pari a  circa 8 miliardi di euro, pari allo 0,52 per cento del PIL (valore superiore a quello, 0,40 per cento, rilevato nella media degli altri paesi europei).
Entrando più nel dettaglio lo studio citato rileva che il costo sociale per operazione è minore per il contante (0,33 euro) rispetto a quello delle carte di debito (0,74 euro) e di credito (1,91 euro), ma se rapportato al valore medio dell’operazione il contante risulta al contrario lo strumento più costoso (2 per cento).
Sono poi elevate, anche con riferimento ad altri strumenti (es. bonifico tradizionale) che richiedono un forte impiego di risorse umane, le quote dei costi interni per la sicurezza fisica, impiego che invece un maggior ricorso a strumenti elettronici potrebbe ridurre, migliorando l’efficienza complessiva del sistema.

mercoledì 4 dicembre 2013

II rapporto tra l’uso del contante e l’evasione fiscale: qualche dato su cui ragionare.

L’Italia si distingue per la diffusione di pagamenti irregolari e di tangenti, occupando il 25° posto in questa penosa classifica (fanno peggio solo la Slovacchia, il Messico e la Grecia): è quanto emerge dall’analisi sulla diffusione di pagamenti irregolari e tangenti elaborata dalla Confcommercio su dati del World Economic Forum e della Banca mondiale (fonte: Le determinanti dell’economia sommersa. Il rapporto dell’Ufficio Studi Nazionale Confcommercio).
“Grecia e Italia sono i Paesi europei che mostrano i prelievi di contanti di importo medio più elevato (rispettivamente 250 e 175 euro) e contestualmente hanno la più alta incidenza dell'economia sommersa sul Pil”, rileva l'economista del Centro Europa Ricerche Carlo Milan sulla voce.info nel suo articolo “Meno contante contro l'evasione”.
L’Istituto per la competitività ha calcolato che 15 euro in meno di prelievo medio per operazione effettuato presso gli sportelli bancomat corrispondono una diminuzione del volume dell’economia sommersa superiore a 23 miliardi di euro, per un maggior gettito di 9.8 miliardi, mentre 20 euro in meno di prelievo medio per operazione effettuato presso gli sportelli bancomat genererebbero addirittura un maggior gettito pari a 13.1 miliardi. (Fonte: elaborazioni I-Com su dati Eurostat, ECB e Schneider (2013-Anno di riferimento 2011)
Come spiega il settimanale l’Espresso in una lunga e interessante analisi sull’evasione fiscale pubblicata nel settembre 2013, “una soluzione semplice ci sarebbe. L'hanno sperimentata, all'inizio degli anni Duemila, nella Corea del Sud. Dove prima hanno imposto un tetto al contante equivalente a 42 dollari. Poi hanno concesso ai titolari di carta che la utilizzavano per gli acquisti e si prendevano la briga di conservare la ricevuta uno sconto fiscale (che per giunta garantiva la partecipazione a una lotteria) fino a un massimo di 4.200 dollari l'anno o del 20 per cento del reddito. E ribassato del 2 per cento l'Iva ai commercianti che dimostravano di aver incassato tramite Pos. Ha funzionato. Algebris Investments ha studiato il caso. E sulla base di dati della Myongji University si è presa la briga di calcolare che quelle semplici misure hanno ridotto il sommerso di cinque punti in percentuale sul Pil. Da noi vorrebbe dire recuperare d'un colpo 20 miliardi di gettito fiscale.”
Ne vogliamo parlare?

lunedì 2 dicembre 2013

L'esperienza svedese

La Svezia è stata il primo paese europeo ad introdurre le banconote nel 1661. Ora è quello più propenso a sbarazzarsene.
A Stoccolma, il denaro contante (ovvero i soldi in circolazione rispetto al Pil) rappresenta appena il 3% dell’economia nazionale - la media europea è il 9% - ed è stata anche questa svolta radicale verso il digital money che è valso alla Svezia il primo posto del Global Information Technology Report, con cui il World Economic Forum premia i Paesi più virtuosi nell’ambito delle tecnologie della comunicazione e informazione (Ict).
In Svezia non c’è panificio o bottega che non sia predisposta al pagamento con carta di credito; sugli autobus pubblici i biglietti sono prepagati o acquistati tramite cellulare, mentre è in continuo aumento il numero delle attività commerciali che accettano solo carte di credito. Perfino alcune filiali delle principali banche hanno completamente abolito le operazioni di cassa per dedicarsi del tutto alle transazioni elettroniche.
Coadiuvate dalla rete di banda larga più avanzata del mondo e sotto la regia della Banca Centrale, Riksbank, tre delle quattro maggiori banche del Paese, ossia 530 delle 780 filiali, non accettano banconote in pagamento né pagano in contanti. Ormai 200 su 300 uffici della Nordea Bank, e tre quarti degli sportelli della Swedbank, fanno solo transazioni elettroniche.
«Stiamo attivamente riducendo il contante nella società», vanta Peter Borsos, portavoce della Swedbank. I pagamenti elettronici sono più sicuri, riducono il pericolo di furti e rapine, e soprattutto «il trasporto del denaro su automezzi blindati produce centinaia di tonnellate di gas-serra; noi soli della Swedbank emettiamo 700 tonnellate di biossido di carbonio per questo, con un costo per la società di 11 miliardi l’anno».
Anche dove è più impensabile, come i luoghi di culto, ci si sta attrezzando: a Karlshamn, nella Svezia meridionale, il parroco della chiesa di Carl Gustaf ha sostituito il tradizionale offertorio con un lettore di tessere per consentire ai fedeli di fare le donazioni in digitale.

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