martedì 15 luglio 2014

Adottato il regolamento per ridurre commissioni sulle transazioni con carte di pagamento.

Il 29 luglio 2014, a seguito dell’introduzione del POS obbligatorio per imprese e professionisti, arriva l’atteso intervento governativo sulle commissioni che le banche applicano su ogni transazione effettuata con bancomat o carte di credito.

Tale intervento è stato reso necessario dal mancato rispetto, da parte dell’Abi, delle associazioni dei prestatori di  servizi  di  pagamento,  di Poste  italiane,  del  Consorzio  Bancomat e delle  imprese   che gestiscono circuiti di pagamento,  dei termini fissati dalla legge 214/2011 (1° giugno 2012) per l’adozione di un codice di autoregolamentazione che assicurasse una  riduzione  delle  commissioni  a  carico degli esercenti, nonché garantisse maggiore trasparenza, chiarezza e concorrenza.

Un intervento importante e necessario, perché l’elevato costo di transazione non è solo il motivo per cui l’obbligo di POS è dovuto allo stato rimanere un mero invito privo di sanzione, ma è anche una delle più comprensibili e giustificate obiezioni all’abolizione della moneta contante.

Vediamo in sintesi le previsioni del DM 51 del 14 febbraio 2014.

Commissioni differenziate
Le commissioni devono essere differenziate  per ciascuna tipologia di carta (di debito, di credito o prepagata), circuito e caratteristiche specifiche; devono inoltre essere differenziate in base al volume ed al valore delle operazioni effettuate presso l’esercente:

Informative e trasparenza
Le commissioni devono essere inoltre essere oggetto di adeguata informativa al cliente e devono essere pubblicati in maniera chiara sul sito internet del gestore del circuito di carte di pagamento;

Obbligo di revisione periodica
Le commissioni sono soggette a revisione periodica, almeno annuale, correlata all’andamento di volumi di vendita e valore delle operazioni;

Commissioni ridotte per pagamenti di piccola entità
Ai pagamenti di importo ridotto sono obbligatoriamente applicate commissioni di entità inferiore a quelle ordinariamente praticate.


giovedì 19 giugno 2014

Finalmente. Il piano di Renzi contro evasione ed elusione fiscale.

Dopo l’approvazione delle delega fiscale è in arrivo il decreto di attuazione. A fine mese sarà presentato un documento di indirizzo con le linee di intervento che saranno contenute nel corposo articolo 9 della delega fiscale. Interventi che saranno affiancati al potenziamento delle banche dati e delle possibilità di incrocio.
Già dal prossimo 30 giugno scatterà poi l’obbligo per commercianti e liberi professionisti di dotarsi di Pos per permettere il pagamento con bancomat, carta di credito, debito e prepagate ai proprio clienti, anche se il decreto che ha istituito l’obbligo non prevede alcuna sanzione per chi non rispetterà la “prescrizione”. 
Nel tentativo di spingere i consumatori a chiedere lo scontrino fiscale, il governo sta anche studiando di introdurre una sorta di lotteria periodica per coloro che lo conservano. Con questi interventi l’esecutivo intende aggredire l’evasione dell’Iva, dell’Irap e dell’Irpef.
Per combattere il mancato pagamento dell’imposta sul valore aggiunto si punterà sopratutto sulla fatturazione elettronica: ogni documento fiscale che sarà emesso tra produttori, grossisti e commercianti al dettaglio dovrà essere trasmesso online all’Agenzia.
Controlli mirati, poi, per  contrastare le frodi carosello, gli abusi nelle attività di money transfer o di trasferimento di immobili, i fenomeni di transfer pricing (tecnica elusiva attraverso la quale - “manipolando” i prezzi di trasferimento praticati nelle transazioni infragruppo - si spostano redditi imponibili da una società ad un’altra) e di delocalizzazione fittizia di impresa, nonché la fattispecie di elusione fiscale.
 Tutto - secondo Repubblica - condito con una misura di sistema: l’avvento generalizzato della moneta elettronica, tracciabile per definizione, con incentivi al sistema creditizio e delle telecomunicazioni (molte compagnie telefoniche, ad esempio, stanno sviluppando app per utilizzare carte di credito, carte prepagate e persino carte-sconto e buoni pasto).

venerdì 6 giugno 2014

Il rapporto 2014 della Corte dei Conti.

Cari lavoratori dipendenti e pensionati, e carissimi autonomi e imprenditori onesti (si, ce ne sono) che vi opponete all’abolizione del contante temendo lo strapotere delle banche o la perdita della vostra preziosa privacy, questo post è tutto per voi.

Mettete per un momento queste notizie sull’altro piatto della bilancia e vedete se siete davvero contenti di continuare a pagare sempre voi per tutti…
L’evasore fiscale è un ladro che ruba dalle vostre tasche!

Dal Rapporto 2014 sul coordinamento della finanza pubblica:

  1. la pressione fiscale effettiva, calcolata rapportando il carico impositivo solo al Pil “dichiarato” al  fisco, con esclusione della ricchezza non dichiarata (ma ricompresa, per stima, nel Pil ufficiale) è ormai oltre il 50 per cento, ben più di 10 punti rispetto quella ufficiale;
  2. per economia sommersa siamo ai vertici della graduatoria UE-17 quanto a dimensioni del fenomeno: il 21,1 per cento del Pil nel 2013;
  3. Per quanto concerne l’evasione fiscale Iva e Irap, per l’insieme dei due tributi il vuoto di gettito creato dall’evasione  sarebbe ammontato nel solo 2011 ad oltre 50 miliardi;
  4. per quanto concerne l’evasione fiscale Irpef, l’evasore fiscale riesce spesso a collocarsi in posizione reddituale utile per conseguire, in aggiunta ai frutti diretti dell’evasione, anche i benefici dello stato sociale;
  5. particolarmente elevato risulta il tasso di evasione del lavoro  autonomo e dei titolari di solo redditi da fabbricati, a fronte di un’evasione modesta o addirittura negativa dei titolari di reddito da lavoro dipendente o da pensione.
Conclude la Corte dei conti che il peso dell’evasione è “…per il nostro Paese un problema di  straordinaria gravità, tra le prime cause, se non la principale, delle difficoltà del sistema  produttivo, dell’elevato costo del lavoro, dello squilibrio dei conti pubblici, del malessere sociale esistente.”

venerdì 16 maggio 2014

Per quanto tempo ancora?

E’ notizia di oggi che il mitico PIL è di nuovo disceso, e forse stiamo raggiungendo il non invidiabile record di un thriple-dip, un terzo lancinante tuffo nella recessione.
Ma davvero qualcuno aveva creduto che la ripresa arrivasse così, per miracolo, senza fare nulla?
Davvero qualcuno ha creduto che gli 80 euro promessi da Renzi, destinati peraltro ai lavoratori dipendenti già in possesso di stipendio, innescassero un volano magico in virtù di una minore propensione al risparmio di questi contribuenti?
L’unica propensione che i lavoratori dipendenti non hanno è quella all’evasione fiscale, e questo semplicemente perché non possono.
E gli autonomi, le finte partite iva, i disoccupati di lungo periodo? Qualcuno ci ha pensato?
Pensavate forse che una maggiore flessibilità delle regole sul lavoro portasse più occupazione, come se gli imprenditori in crisi non volessero assumere per mera paura dei contratti a tempo indeterminato e non perché non hanno un mercato interno a cui vendere i propri prodotti? Un fallimento decennale delle politiche sul lavoro non vi ha insegnato proprio nulla?
Quanto tempo ancora vogliamo perdere aspettando che le cose si mettano a posto da sole?
Perché non lo faranno, sapete.
E – abbiatelo ben chiaro - andrà peggio.
Se il lavoro manca, non è giusto che i costi sociali siano a carico delle imprese. Imporre il tempo indeterminato significa che sono le imprese a doversi far carico dei lavoratori anche se del loro lavoro non c’è bisogno; flessibilizzare oltre misura significa al contrario trasformare i lavoratori in schiavi impossibilitati a programmare il proprio futuro. Infine, ovviamente, ci sono quelli che approfittano della crisi per aumentare i propri ricavi a spese dei lavoratori.
E siccome siamo tutti collegati, dall’incertezza sul futuro deriverà minore propensione alla spesa, dagli stipendi bassi minori possibilità di consumo; da minore propensione alla spesa e minori possibilità di consumo ovviamente deriveranno minori acquisti, minore produzione e, immaginate un po’, minore occupazione.
E che succede se sommi minore produzione e minore occupazione (e quindi minor reddito per lo Stato conseguente a minori ricavi dalla tassazione) a fronte di una conseguentemente aumentata necessità di spese sociali? 
Indovina un pò: ottieni un maggior debito pubblico.
Et voilà…ecco che occorre una nuova manovra, nuove tasse, altrimenti i mercati non si fidano e salgono gli interessi sul debito…magari riduciamo gli stipendi nel pubblico impiego…e il circolo della recessione riparte e si moltiplica esponenzialmente.
E infatti è esattamente quello che sta accadendo. Già sono partite le prime voci sulla necessità di una nuova manovra.
Per quanto tempo ancora crederemo ai proclami sulla luce in fondo al tunnel e rifiuteremo di vedere invece l’enorme treno dell’ovvio?
Lo Stato – non le imprese, non è il loro ruolo - deve tutelare il lavoratore, il suo cittadino, e non il lavoro in sé. Anche perché la crescente incidenza della tecnologia nelle nostre vite ridurrà sempre di più il numero di posti di lavoro disponibili, e nessuna riconversione darà mai tanti posti di lavoro quanti ce n'erano prima delle varie rivoluzioni industriali.
Amiamo evitare le file in autostrada con il telepass, ma abbiamo bisogno di meno casellanti; risparmiamo con gli e-book ma servono meno lavori di stampa, distribuzione, librerie; abbiamo efficienti archivi elettronici, ma meno archivisti; avremo stampanti 3d per costruire case economiche per tutti, ma meno bisogno di muratori…la lista potrebbe, ed andrà, statene certi, avanti all’infinito.
Il futuro non può e non deve essere fermato: siamo noi a dover cambiare i nostri schemi così da coglierne tutte le opportunità.
Reddito di cittadinanza, allora, certo: redistribuire le risorse, far ripartire i consumi, dare la possibilità a tutti di vivere una vita dignitosa e non dover accettare lavori sottopagati.
Ma occorre trovare molte risorse, ed evitare che (siamo sempre in Italia) molti percepiscano il reddito di cittadinanza e poi lavorino in nero, potendo far così anche concorrenza – a basso prezzo – ai lavoratori onesti.
E’ per questo che occorre tracciare tutto: eliminare la moneta contante farà emergere le risorse finora occultate (nei grandi numeri che abbiamo spesso descritto in questo blog) ed impedirà abusi da parte delle imprese e dei percettori del reddito di cittadinanza. Reddito di cittadinanza ed eliminazione del contante devono andare a braccetto sin dall’inizio, altrimenti il sistema non funzionerà.
Fino a quando rifiuteremo di vedere che questo è l’unico modo per innescare un circolo virtuoso che ci porti oltre questa recessione?
Per quanto tempo ancora i nostri egoismi personali ci terranno nel tunnel?
Staremo ancora a parlare di privacy delle transazioni mentre il nostro treno deraglia?

Vogliamo finalmente parlarne?

lunedì 12 maggio 2014

In Inghilterra si afferma la tecnologia contactless

Sergio Boccadutri, deputato di Sel, in un recente comunicato stampa, ha dato rilevo alla notizia che, nei supermercati inglesi Tesco, sono stati introdotti massicciamente Pos con tecnologia ‘contactless’ per i pagamenti elettronici.
Contactless è una tecnologia utilizzabile per pagamenti di inferiori a 20 sterline, e significa che non c'è bisogno di digitare il PIN. I vantaggi per i consumatori sono la velocità di acquisto, con meno code e senza necessità di avere con sé spiccioli o riceverli in cambio; ai dettaglianti invece piace perché non devono gestire grandi quantità di monete.
Anche Marks & Spencer ha introdotto i pagamenti contactless nei suoi 25 negozi più frequentati di Londra e un numero di punti vendita Simply Food. Asda sta testando in 25 punti vendita di Londra, e Waitrose ha il sistema disponibile in 10 negozi pagamenti, con l'intenzione di introdurre al resto dei suoi rami. The Co -op ha iniziato un processo nei negozi all'interno del centro M25 e Manchester city. Dal 2013 l’intera rete di trasporto di Londra accetta i pagamenti contactless.


L’incentivazione della tecnologia contactless – ha affermato l’on. Boccadutri - è proprio alla base della mia proposta di legge sulla promozione degli strumenti di pagamento alternativi al contante. In Italia ci sono diverse positive iniziative per l’introduzione di tecnologie Nfc (comunicazione in prossimità) come quelle lanciate da Telecom Italia e Vodafone. Ma in Italia, dove 9 pagamenti su 10 sono in contante, queste iniziative richiedono un sostegno delle istituzioni. Epayment significa tracciabilità, riduzione costi del contante (8 miliardi l’anno) e modernizzazione del sistema paese. E’ ora che la politica affronti questa discussione fino in fondo.

mercoledì 7 maggio 2014

Le misure di contrasto all’evasione fiscale nella Relazione di Susanna Camusso

Qualcuno per fortuna sembra ancora volersi occupare del contrasto all’evasione fiscale.
La lotta al contante, abbandonata da Renzi dopo gli iniziali buoni propositi, riemerge nella parole pronunciate da Susanna Camusso al XVII Congresso CGIL in corso a Rimini.

Le proposte in sintesi:

1) ripristinare il reato di falso in bilancio come impedimento a costituire fondi per la corruzione;
2) unificare e far comunicare le banche dati;
3) portare la soglia di tracciabilità del contante a 300 euro;
4)  impedire e perseguire  l’autoriciclaggio.

“ Un grande risparmio nella movimentazione del contante, una maggior  sicurezza delle persone, la possibilità di far scendere i costi che oggi gravano sulla moneta  elettronica. Introdurre i vantaggi fiscali della deducibilità, introdurre la fermata del lavoro se si evade. Ovviamente la proposta è aperta a CISL e UIL, sono scelte anche radicali, ma essenziali, se strumento per uscire dalla perenne rincorsa ai tagli per assenza di risorse. “

(Fonte: XVII CONGRESSO NAZIONALE CGIL 'IL LAVORO DECIDE IL FUTURO' Relazione del segretario generale, Susanna Camusso)

lunedì 28 aprile 2014

Il presunto fallimento del tetto dei mille euro: una differente interpretazione.

Improvvisamente la lotta all’uso del contante per combattere l’evasione fiscale non sembra più una priorità di questo governo.

Di recente, infatti, il viceministro all’Economia, Luigi Casero ha affermato di recente in televisione che “abbassare ulteriormente la soglia non porterebbe ad alcun tipo di risultato in termini di lotta all'evasione. Abbiamo già visto in questi anni che la grande evasione, quella che contribuisce a formare i 130 miliardi di evasione fiscale totale in Italia, non si nasconde tra i pagamenti in contanti”.

Il vicedirettore dell’Agenzia delle Entrate Marco Di Capua ha subito rilanciato affermando che “la lotta all'evasione quest'anno si è assestata sui 13,1 miliardi di euro (nel 2012 erano stati 12,5 miliardi) tutti derivanti dalle contestazioni e dai controlli sui contribuenti; su questa cifra, però, il tetto dei mille euro non ha inciso in modo particolare”. 

Tutti a quel punto a sostenere che la lotta al contante è inutile perché l’evasione fiscale più significativa ha origine in sofisticati meccanismi fiscali ad opera quasi esclusiva di grandi imprese….

In realtà io credo sia vero proprio l’esatto opposto: l’economia italiana è fatta soprattutto di piccole realtà (l’azienda artigiana, il negozietto a gestione familiare, il singolo professionista, ecc.). Si tratta di un numero di soggetti elevatissimo che accumulano un’evasione ingente composta di tanti piccoli pagamenti di importo inferiore ai famigerati mille euro, e con tanti contratti di lavoro occulti e sottopagati che la soglia dei mille euro non la sfiorano neppure.

Il loro numero è tale che non basterebbe un esercito per controllarli tutti in modo adeguato. Inoltre la loro evasione non viene intercettata dalla soglia dei pagamenti in contanti sopra i famigerati mille euro, trattandosi di una molteplicità di pagamenti di importo inferiore alla soglia: l’unica soluzione resta la completa tracciabilità di ogni singolo pagamento, di qualunque importo esso sia.

Come diceva il grande Totò: è la somma che fa il totale…ma forse è più comodo e popolare non accorgersene, per non turbare una quota di elettorato tanto trasversale e numerosa???

venerdì 14 marzo 2014

Un passo indietro

Purtroppo il pagamento degli affitti in contanti ritorna nuovamente possibile, anche se solo sotto la soglia dei mille euro: da 1000 euro in su il pagamento degli affitti deve avvenire obbligatoriamente con metodi tracciabili.
Il  Ministero delle Economie e delle Finanze, Dipartimento del Tesoro, con la Nota DT 10492 del 5 febbraio 2014, ha chiarito che “ai fini dell’irrogazione delle sanzioni comminate ai sensi del d.lgs. n. 231/07, con finalità di prevenzione del riciclaggio”, rileva esclusivamente il  limite dei 1.000 Euro previsto dalla disciplina antiriciclaggio.
Sotto i 1000 euro la finalità di conservare traccia delle transazioni in contante può ritenersi soddisfatta fornendo una prova documentale, comunque formata, che sia chiara, inequivoca ed idonea ad attestare l’avvenuto trasferimento (ad esempio la classica “ricevuta”di avvenuto pagamento per contanti).
Inoltre il pagamento degli affitti in contanti può avvenire anche oltre i 1000 euro nel caso si tratti di più soggetti che pagano una quota al di sotto dei mille euro, quattro studenti in una casa, per esempio, possono singolarmente pagare 300 euro in contanti al proprietario, nonostante il totale dei pagamenti vada oltre i mille euro.

La norma sulla tracciabilità degli affitti viene così enormemente depotenziata, se si considera quanti affitti in Italia non raggiungono la soglia dei 1000 euro, mentre si rinuncia praticamente del tutto a perseguire l’evasione proprio in un ambito, quello degli affitti agli studenti, dove l’evasione è particolarmente elevata.

lunedì 10 marzo 2014

Per chi dice che l’evasione e il riciclaggio più rilevanti non avvengono in contanti …

La sola Guardia di Finanza di Torino ha rilevato, tra gennaio 2013 e gennaio 2014, passaggi illeciti di denaro contante per 9.270.000 euro: le Fiamme Gialle ne hanno ricostruiti almeno una trentina, per importi variabili tra i 9.000 ed i 500.000 euro, tutti oltre il limite consentito dalla legge.
Le operazioni contestate erano relative all’occultamento dei proventi dell’evasione fiscale, all’acquisto di immobili parzialmente pagati in nero e ad altri tipi di operazioni poco trasparenti od illecite.

Tra i casi più singolari quello di una badante italiana, che alla morte del proprio assistito ha ricevuto un’eredità di circa 3.000.000 di euro. Ne ha prelevati 2.000.000 in contanti e li ha trasferiti a persona di sua fiducia per nasconderli ad eventuali pretendenti all’eredità. Dopo circa un anno, la somma di denaro è stata nuovamente restituita in contanti alla badante che li ha utilizzati per l’acquisto di immobili. 

lunedì 24 febbraio 2014

Una buona idea

Corrado Passera, alla presentazione del suo nuovo movimento Italia Unica, mette nel suo programma la restituzione dell'Iva a chi paga con moneta elettronica. 
Per disincentivare l'evasione «bisogna premiare chi paga», ha affermato Passera.
Un'ottima idea: bisogna certo verificarne la sostenibilità economica, ma la direzione é sicuramente quella giusta.

lunedì 17 febbraio 2014

Pagamenti via smartphone e tablet: le regole del Garante privacy per tutelare gli utenti.

Chi usa smartphone e tablet per acquistare servizi, abbonarsi a quotidiani on line, comprare  e-book, scaricare  a pagamento film o giochi sarà più garantito.
Ecco, in sintesi, le regole elaborate dal Garante per proteggere la privacy degli utenti che, tramite il proprio credito telefonico, effettuano pagamenti a distanza avvalendosi del cosiddetto mobile remote payment.

Informativa
I provider telefonici ed internet e i venditori dovranno informare gli utenti specificando  quali dati personali  utilizzano  e per quali scopi. Per tale motivo dovranno rilasciare l'informativa al momento dell'acquisto della scheda prepagata o della sottoscrizione del contratto di abbonamento telefonico ed inserirla nell'apposito modulo predisposto per la portabilità del numero. Gli aggregatori, che operano per conto dell'operatore telefonico, potranno predisporre una apposita pagina con la quale fornire l'informativa e la richiesta del consenso al trattamento dei dati.

Consenso
I provider telefonici e internet e gli aggregatori, che operano per conto di questi in veste di responsabili del trattamento, non dovranno richiedere il consenso per la fornitura del servizio di mobile payment.
Il consenso è invece obbligatorio, sia per gli operatori che per i venditori, nel caso vengano svolte attività di marketing, profilazione, o i dati vengano comunicati a terzi. Se i dati utilizzati sono sensibili, occorrerà richiedere uno specifico consenso.

Misure di sicurezza
Operatori, aggregatori e venditori saranno tenuti ad adottare  precise misure per garantire la confidenzialità dei dati, quali: sistemi di autenticazione forte per l'acceso ai dati da parte del personale addetto, e procedure di tracciamento degli accessi e delle operazioni effettuate; criteri di codificazione dei prodotti e servizi; forme di mascheramento dei dati mediante sistemi crittografici. Dovranno essere adottate misure per scongiurare i rischi di incrocio delle diverse tipologie di dati a disposizione dell'operatore telefonico (dati di traffico, sul consumo, relativi alla rete fissa, relativi alla fornitura di servizi etc.) ed evitare la profilazione incrociata dell'utenza basata su abitudini,  gusti e  preferenze. Da prevedere anche accorgimenti tecnici per  disattivare  servizi destinati ad un pubblico adulto.

Conservazione
I dati degli utenti trattati dagli operatori, dagli aggregatori e venditori, ivi compresi gli sms di attivazione e disattivazione del servizio, dovranno essere cancellati dopo 6 mesi. L'indirizzo Ip dell'utente dovrà invece essere cancellato dal venditore una volta terminata la procedura di acquisto del contenuto digitale. Per la conservazione dei dati di traffico telefonico e telematico coinvolti nelle operazioni di mobile payment si dovranno rispettare i periodi di tempo previsti dal Codice privacy.


(informazioni tratte dal sito del Garante per la protezione dei dati personali)

mercoledì 12 febbraio 2014

L'ottima proposta di legge dell’Onorevole Sergio Boccadutri.

Di seguito riporto una sintesi della proposta di legge “C.1928 Disposizioni concernenti la limitazione dell'uso del contante e la promozione dell'impiego della moneta elettronica", presentata alla Camera l'8 gennaio 2014 e di cui l’onorevole Boccadutri di SEL è primo firmatario.
Mi verrebbe da dire “eppur (qualcosa) si muove..”!
Perché non la sosteniamo tutti tramite openparlamento? Monitoriamola e soprattutto votiamola su http://parlamento17.openpolis.it: facciamo sentire la nostra voce e il nostro supporto!

Art. 1 fissa in 500 il limite all'utilizzo del denaro contante, stabilisce l'obbligo di utilizzare strumenti telematici per l'effettuazione delle operazioni di pagamento delle spese delle pubbliche amministrazioni centrali e locali e dei loro enti, fissa in 5.000 euro l'importo massimo che dal 1 gennaio 2017 ogni persona fisica o giuridica può prelevare mensilmente. I suddetti limiti sono poi abbassati di anno in anno, sino ad arrivare all'importo massimo di 500 euro a regime.
A partire dal primo gennaio 2017 sono poi aumentate del 30 % le commissioni di prelievo del denaro contante eseguito tramite carta di credito, carta prepagata o carta di debito.

Art. 2 obbliga talune categorie di soggetti ad accettare ed effettuare pagamenti solo per mezzo di bonifici, carte di pagamenti e assegni (banche e istituti di credito, sale da gioco, intermediari nell'acquisto o nella vendita di metalli preziosi, assicurazioni che vendono polizze sanitarie, pubbliche amministrazioni e università pubbliche o altri enti incaricati della riscossione)

Art. 3 fissa termini più brevi per il rimborso da parte dei prestatori di pagamento in caso di erroneo addebito.

Art. 4  si stabilisce la possibilità di detrarre e dedurre, sia per le persone fisiche che per le persone giuridiche, solo le spese effettuate tramite bonifico bancario, carta di credito, carta prepagata o carta di debito.

Art. 5 unifica la Carta Nazionale dei Servizi e la Carta d'Identità elettronica nella Nuova Carta Di Identità elettronica che diventa dal 1 giugno 2017 unico strumento di autenticazione telematica per l'effettuazione di pagamenti tra soggetti privati e pubbliche amministrazioni.

Art. 6 introduce il divieto per le pubbliche amministrazioni e per i suoi incaricati di applicare maggiorazioni o commissioni per i pagamenti effettuati con carta di credito, carta prepagata o altra strumento di pagamento elettronico.

Art. 7 introduce in Italia del reato di auto riciclaggio.. L'introduzione di questo reato nel nostro ordinamento è fondamentale. Non solo perché, come si usa dire, "ce lo chiede l'Europa" che lo ha inserito nella direttiva 60 del 2005, ma anche e soprattutto perché questa lacuna, questo colpevole vuoto normativo ha effetti dirompenti sul tessuto economico del Paese perché consente ai criminali di investire i proventi illeciti nelle loro attività legali, favorendo cosi le imprese legate alla criminalità a discapito delle aziende sane, alterando de facto il mercato.

Art. 8 istituisce una commissione consultiva per la disincentivazione dell'utilizzo del contante che una volta insediata potrà vigilare sulla materia. 


Art. 9 dà mandato al Governo di varare un programma di promozione dell'uso del denaro elettronico attraverso i principali mezzi di comunicazione di massa per farne meglio comprendere i vantaggi e le migliori modalità di utilizzo.

sabato 8 febbraio 2014

Tanti spunti interessanti dal convegno "Obiettivo ePayment, lavorare insieme per un’Italia sempre più cashless".

Sergio Boccadutri, deputato di SEL ha presentato il 30 gennaio la proposta di legge di cui è  primo firmatario "Disposizioni concernenti la limitazione dell'uso del contante e la promozione dell'impiego della moneta elettronica", nel corso del convegno "Obiettivo ePayment, lavorare insieme per un’Italia sempre più cashless".


Il convegno é stato organizzato da CashlessWay, Global Hub for ePayment Culture, promotrice di diverse attività sulla lotta al contante come il No Cash Day, giunto alla sua terza edizione e patrocinato dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri e dal Ministero dello Sviluppo Economico.
"La mia proposta di legge ha l'obiettivo di promuovere ogni forma di pagamento elettronico, dall'ePayment all'mPayment passando per l'adozione di POS e l'uso della carta di debito e di credito, alla quale gli Italiani sono da sempre restii" - ha detto Boccadutri."Secondo stime della Guardia di Finanza il sommerso nel nostro paese raggiunge un totale di 270 miliardi di euro mentre l'evasione fiscale è a quota 170 miliardi e il conto della corruzione è di 60 miliardi all'anno. Si tratta di un danno, di un furto nei confronti del Paese, che la moneta elettronica può contribuire a contrastare con forza."
"Gli strumenti di ePayment in Italia sono in crescita, ma c'è una persistente resistenza alla loro adozione - ha detto Gianfranco Torriero, Direttore Centrale, Strategie e Mercato Finanziari dell'ABI -In media i cittadini effettuano 200 operazioni all'anno, il dato è in crescita, ma il 92% delle preferenze va ancora al contante. C'è poi un fenomeno che sembra illogico, vale a dire l'aumento dei prelievi all'ATM, perché la dotazione di POS in Italia è sui livelli europei. La tracciabilità dei pagamenti non piace agli italiani."
"L'eliminazione del contante serve ad eliminare l'opacità, ma in Italia il contante è gradito - ha detto Marco Di Capua, Vice Direttore dell'Agenzia delle Entrate - ad esempio, dal tabaccaio e dal benzianio puoi pagare soltanto in contanti e per paradosso il costo del contante si scarica suglia strumenti di pagamento no cash. Un tabaccaio deve venderti una stecca di sigari perché gli convenga accettare pagamenti con carta. La carta di credito e il telefonino, poi, devono funzionare in maniera diffusa altrimenti non funziona, perché il cittadino vuole certezze sul fronte della privacy e della sicurezza dei pagamenti no cash, che per aumentare la loro portata devono essere convenienti per l'utente. Per diffondere i pagamenti elettronici bisogna lavorare sulla comunicazione, sulla leva dei costi e sulla leva normativa senza per questo puntare soltanto su imposizioni ma rendendo più conveniente l'uso di uno strumento rispetto ad un altro".  
"Bassilichi gestisce 250mila POS in Italia, pari al 18%-20% della base totale nel paese - ha dettoMarco Di Cosimo, Direttore Pianificazione Strategica di Bassilichi - Dal nostro punto di vista, l'esercente deve diventare il punto nevralgico per migliorare l'uso del contante. Il nostro obiettivo è che sia l'esercente a dire al cliente 'Guardi, è meglio se paga con la carta di credito'. Ma perché ciò avvenga, il pagamento con carta deve essere vantaggioso. Per un esercente che fattura 300mila euro all'anno, di cui 75mila euro di transato via POS, il costo totale dell'apparecchio è di 750-950 euro all'anno. Un costo accettabile, secondo noi, che peraltro annulla tutti i costi del contante legati al rischio di furti, al rischio marciapiede e al resto sbagliato. Non è vero che il contante è più vantaggioso del POS. L'esercente è il soggetto più scettico sul POS, va convinto. Credo che l'uso del contante non si possa combattere soltanto per legge, bisogna abbassare i costi dell'Interchange Fee e prevedere incentivi fiscali a vantaggio di esercenti che registrano un transato complessivo superiore al 50% in moneta elettronica. Basterebbe un intervento di 250 milioni di euro per farlo."
"I consumatori sono molto interessati ai pagamenti 'no cash', ma non vanno presi in giro - dice Massimilano Dona, Segretario Generale dell'Unione Nazionale Consumatori (UNC) - Per questo dobbiamo stanare gli avversari della modernizzazione, che sono anche avversari dei consumatori. Alcuni esempi per chiarire: quante volte vi è capitato di attendere alla fila dei taxi l'auto bianca che accetta la carta di credito? Oppure di trovarsi al ristorante che non accetta una determinata carta di credito e sentirsi dire la solita scusa, 'il POS è rotto'? Oppure in periodo di saldi, andare alla cassa in negozio e sentirsi dire che la linea del POS è occupata? Queste sono prese in giro inammissibili per i consumatori. E ancora, per il booking online di viaggi, alcune carte di credito hanno prezzi maggiorati rispetto ad altre che sono gratis. Perché? I desiderata dei consumatori sono fondamentalmente tre: sicurezza, praticità e economicità".Un capitolo a parte meritano le App e gli acquisti mobili. Secondo l'Unione Nazionale Consumatori, il 30% degli acquisti online tramite App è indesiderato ma recedere dopo il fatidico click è un'impresa e lo si deve fare con comunicazione scritta.   
"Jusp è una start up specializzata in POS mobili che si agganciano a smartphone e tablet"- ha dettoStefano Calderano, Ceo di Jusp. "Un altro modo per allargare la platea degli utenti di carta sarebbe consentire il pagamento di stipendi e pensioni su carta prepagata. In altri paesi meno avanzati dell'Italia, come in Messico, Nigeria e Kenya, è già possibile".
"La scarsa diffusione delle carte di pagamento è un problema culturale di cui si parla dagli anni '80 - ha detto Walter Pinci, Responsabile Sistemi Pagamento di Bancoposta - Poste Italiane - c'è un tema culturale nel nostro paese, anche se il numero di POS installati in Italia è in linea con Francia e Germania. Per quanto riguarda invece i micropagamenti, c'è un gap infrastrutturale. Per diffondere la cultura dei pagamenti elettronici, Bancoposta ha avviato una partnership con il Miur, per diffondere l'uso di PostePay fra i giovani nelle scuole. Gli smartphone aiutano, anche se i ragazzi non li usano ancora per effettuare pagamenti. Detto questo, si può sfruttare il loro rapporto viscerale con lo smartphone per diffondere i pagamenti mobili". Negli uffici postali si concludono 550 milioni di pagamenti all'anno e da gennaio Poste Italiane hanno aperto a tutte le carte di pagamento con POS e tecnologia per bollettini, F24 e tutto il resto. I terminali NFC ready sono 45mila. C'è poi il capitolo del "postino elettronico": i portalettere sono muniti di terminali che consentono il pagamento di bollettini a domicilio. "Il legislatore potrebbe incentivare i pagamenti cashless abbattendo l'IVA dell'1%", chiude Pinci.  
  "Trenitalia emette ogni anno 2,7 miliardi di biglietti ferroviari, la metà dei quali in modalità elettronica -dice Enrico Grigliatti, Direttore Amministrazione Controllo e Finanza di Trenitalia - ogni anno registriamo 700 milioni di euro di transato via Internet, pari al 30% del totale, senza rimborsi su carta di credito. Il nostro personale di bordo è munito di 11mila POS. Il nostro problema sono i 2mila self service sul territorio, il dramma è la raccolta del contante che ammonta a 600 milioni di euro l'anno. I problemi dei self service riguardano le vandalizzazioni, noi peraltro non possiamo andare a ritirare i soldi tutti i giorni. La raccolta del contante è una macchina farraginosa, che costa tre volte tanto il transato in formato elettronico".
"A livello di tecnologie, ci siamo, il mercato dei pagamenti elettronici è pronto - ha detto Giovanni Vattani, Divisione Mercato Area Incassi di ENEL - quello che serve ora è un quid in più dal punto di vista legislativo. In questo senso, mancano passi in avanti significativi. Per quanto riguarda ENEL, non abbiamo più contatti con il contante; la clientela ci chiede strumenti diversi di pagamento, per questo sul sito di ENEL Energia abbiamo acceso il bottone MyBank. A Natale abbiamo lanciato nuove App, che consentono di pagare la bolletta via smartphone. E' possibile pagare con carta di credito e con codice QR. Abbiamo attivato il pagamento con PayPal, senza darne comunicazione, e il primo giorno sono stati in 300 a pagare in questa modalità. A breve abbiamo previsto la riapertura dei pagamenti con contante agli sportelli, ma tutti saranno muniti di POS. I rimborsi saranno fatti elettronicamente".

giovedì 6 febbraio 2014

La Risoluzione del Parlamento europeo del 23 ottobre 2013 sulla criminalità organizzata, la corruzione e il riciclaggio di denaro

Che il contante sia il mezzo più facile per effettuare transazioni non lecite era già noto: il suo essere anonimo e in quanto tale, non rintracciabile, lo ha sempre reso il mezzo preferito da tutti coloro che perseguono scopi non esattamente conformi a legge.
Ora, però, i dati dimostrano che questo trend si è addirittura rafforzato nell’ultimo decennio. 
La Risoluzione del Parlamento europeo del 23 ottobre 2013 sulla criminalità organizzata, la corruzione e il riciclaggio di denaro ha evidenziato infatti tre punti essenziali:

  1. nonostante i progressi della nuova tecnologia e dei metodi di pagamento dovrebbero dar luogo a una società più sicura e relativamente senza contante, l'uso del denaro contante rimane comune;
  2. l'emissione di banconote in euro, in particolare di taglio elevato, dal 2002 sono aumentate costantemente;
  3. il contante è ancora uno dei metodi più favoriti per rimpatriare i proventi di reato.
E’ davvero possibile continuare a difendere l’uso del contante con motivazioni complottistiche o inneggiando a presunte battaglie di libertà? Più raccolgo dati in proposito più non riesco a vederci la buona fede…
Ne vogliamo parlare?

giovedì 23 gennaio 2014

I dati drammatici che emergono dal Bilancio 2013 della Guardia di Finanza

I dati che seguono dovrebbero mettere definitivamente a tacere tutti coloro che difendono l’uso del contante con l’affermazione :”Tanto la vera evasione avviene con modalità sofisticate da parte delle grandi società, non certo in contanti!”.
Come è nostra buona abitudine vediamo cosa ci dicono i dati, e il bilancio della Guardia di Finanza 2013 ci apre davvero gli occhi.
Il Bilancio 2013 della GDF ci dice che sono stati sottratti a tassazione in Italia, nel solo 2013, 51,9 miliardi. 
Il dato riguarda redditi e ricavi non dichiarati e costi non deducibili scoperti dalla Gdf sul fronte dell’evasione internazionale (15,1 mld), dell’evasione totale (16,1 mld) e di fenomeni evasivi come le frodi carosello, i reati tributari e la piccola evasione (20,7 mld). 
E questo dato riguarda solo l’evasione scoperta dalla GDF, non quella effettiva!
Sono 8.315 gli evasori totali scoperti dalla Guardia di Finanza nel 2013 in Italia. Questi soggetti, completamente sconosciuti al fisco, hanno nascosto redditi - che dovevano essere soggetti a tassazione - per 16,1 miliardi.
Un'attività commerciale su tre ha emesso nel 2013 una ricevuta o uno scontrino fiscale irregolare o non lo ha proprio emesso. Degli oltre 400mila controlli eseguiti sul rilascio di scontrini e ricevute dalla Guardia di Finanza nell'anno appena concluso, sono state riscontrate irregolarità nel 32% dei casi (praticamente uno su tre!).
E' di  4,9 miliardi l'ammontare dell'Iva evasa nel 2013 dagli italiani. Di questi 4,9 miliardi, solo due sono riconducibili a frodi carosello, quelle basate su false transazioni commerciali con l'estero.
Sono invece 14.220 i lavoratori completamente in nero scoperti nel 2013 e 13.385 irregolari, impiegati da 5.338 datori di lavoro.
Siamo sicuri che vogliamo rinunciare a risorse così ingenti in nome di una privacy la cui inesistenza nella realtà dovrebbe essere ormai evidente a tutti?

Quando vogliamo cominciare a parlarne davvero?

lunedì 20 gennaio 2014

I dati sulla falsificazione delle banconote in Europa e in Italia: un altro argomento a favore dell’abolizione del denaro contante.

Per esaminare più da vicino i rischi connessi all’uso del contante, non è sufficiente considerare solo quelli relativi a furti rapine e borseggi, ma è utile prendere in considerazione anche i dati relativi alla circolazione di banconote false.
Guardiamo quindi – come al solito - i dati a nostra disposizione: nella seconda metà del 2013 sono state ritirate dalla circolazione 353.000 banconote in euro false. Tale numero, pur non essendo rilevantissimo rispetto al numero di banconote attualmente circolanti, è comunque tale da destare una  certa preoccupazione, soprattutto se mettiamo questo dato in relazione al valore delle banconote falsificate.
Difatti, scendendo più nel dettaglio, osserviamo che i tagli da €20 e €50 fanno registrare il numero più elevato di falsificazioni: nell’insieme questi due tagli rappresentano il 78% dei falsi.
Il  numero di banconote false da €10, seppure in aumento, corrisponde ancora ad appena il 6,3% del totale.
La percentuale di banconote false da €20 è pari al 43% del totale, quella delle banconote false da € 50 è pari al 35% del totale, mentre la percentuale di banconote false da €100 è pari al 12.9% del totale (Fonte: Comunicato stampa Banca centrale europea - Direzione Generale Comunicazione e servizi linguistici, Divisione Stampa e informazione).
Quindi, nel solo secondo semestre del 2013 sono circolate 151.790 banconote false da € 20, per un valore di € 3.035.800; 123.550 banconote false da € 50, per un valore di € 6.177.500 e 45.537 banconote false da € 100, per un valore di € 4.553.700.
E di queste banconote false quante sono state individuate in Italia?
In Italia nel secondo semestre 2013 sono state riconosciute come false 69.895 banconote, con un aumento del 10% rispetto ai sei mesi precedenti. La cifra di quasi 70mila banconote false equivale a quasi il 20% delle 353.000 banconote false nell'Eurozona in quel periodo (fonte: Bankitalia).
In tutti questi casi la portabilità e l’anonimato della banconota non consentono l’adozione di efficaci e tempestivi strumenti di tutela come quelli offerti dalle carte elettroniche, che possono essere bloccate in caso di furto o clonazione oppure sulle quali è possibile disconoscere una spesa non effettuata: in caso riceviate una banconota falsa recuperare i propri soldi è un’opzione di difficile praticabilità.
Unendo questi dati a quelli già diffusi su questo blog relativamente ai furti, ai borseggi ed alle rapine, possiamo davvero sostenere che il contante è il mezzo di pagamento e di risparmio più sicuro? O forse è più sicuro solo se il denaro lo vogliamo occultare?

Ne vogliamo parlare?

giovedì 16 gennaio 2014

La posizione di Matteo Renzi sull'abolizione del contante

Matteo Renzi, nella sua e-news, rende manifesta la sua posizione in merito all'abolizione del contante.
Se Davide Serra, finanziere vicino al Segretario PD, in un recente intervista al Sole24ore ha caldeggiato l'abolizione tout-court della moneta contante come mezzo primario per combattere la dilagante evasione fiscale, come al solito la posizione di Renzi si mantiene più mediana.
Nella sua e-news Renzi infatti afferma: "Continuano a dire che per eliminare l'evasione bisogna ridurre il contante. Non c'è dubbio che più la moneta è elettronica, più si elimina spazio per chi evade. Ma dobbiamo essere seri. Se vogliamo investire sulla moneta elettronica, che è oggettivamente il futuro, dobbiamo abbassare le commissioni bancarie, investire sulla tecnologia, togliere agli istituti di credito la pretesa di essere gli unici player di questa partita."
Renzi riconosce quindi la necessità della misura, ma cerca un temperamento nei confronti di chi teme un eccessivo vantaggio dato agli istituti bancari: una posizione del tutto condivisibile se l'accento resterà sulle misure da adottare per temperare questo vantaggio e non diventerà solo un modo per dilazionare all'infinito un intervento la cui adozione è ormai divenuta urgentissima.

martedì 7 gennaio 2014

Rendere tutte le spese scaricabili per tutti rappresenta un più efficiente sistema di contrasto dell’evasione fiscale?

Un’obiezione frequente all’abolizione della moneta contante è costituita dall’affermazione che tale abolizione non sia affatto necessaria: basterebbe rendere scaricabili tutte le tipologie di spesa da parte di tutti i contribuenti per creare un contrasto di interessi che renderebbe vantaggioso richiedere la fattura o lo scontrino per poter attestare la spesa effettuata e conseguire il relativo vantaggio fiscale.
Tale affermazione è, a mio parere, inficiata da un errore concettuale di base: non considera, infatti,  che il risparmio per l’evasore non è costituito dalla semplice sottrazione dell’imponibile IVA ma anche dal maggior fatturato nascosto, e quindi dal risparmio IRPEF e dalla possibilità di accedere a servizi pubblici gratuiti o di ottenere criteri di preferenziale assegnazione di beni e servizi sulla base di un basso ISEE.
Ora pensate, a solo titolo di esempio, al vostro meccanico di fiducia: se costui, a fronte di tutti i vantaggi che gli derivano dall’evasione, vi offre la stessa riparazione a 100€ se fatturata e a 60€ se in nero il vostro risparmio fiscale dovrà essere almeno pari al 40% per convincervi a richiedere la fattura (senza considerare che al nero il risparmio sarebbe immediato mentre scaricando la spesa dovrete aspettare molto più tempo e fare più fatica in termini di redazione della dichiarazione fiscale).
Ma aliquote di detraibilità così elevate non sono praticabili, in quanto finirebbero per superare il maggior gettito risultante dall’imponibile emerso, con il risultato di una perdita certa per l’Erario.
SOLO SE NON ESISTE AFFATTO LA POSSIBILITÀ DI PAGARE IN CONTANTI IL SISTEMA PUÒ FUNZIONARE!
Un ulteriore riscontro all’inefficacia del sistema di detraibilità assoluta lo troviamo nella recente indagine effettuata dalla Corte dei Conti sugli esiti dell'attività di controllo fiscale svolta all'Agenzia delle entrate e dalla Guardia di finanza (ottobre 2013).
In tale analisi è analizzato l’esito del riconoscimento di una detrazione fiscale ai fini IRPEF  fino ad un massimo del 50 % per le spese di ristrutturazione delle abitazioni e delle parti comuni degli edifici.
Ebbene, i controlli effettuati dall’amministrazione finanziaria nel corso degli anni, hanno fatto emergere rilevanti evasioni fiscali nonostante la modalità di pagamento “tracciata”, ovvero il riconoscimento nel corso degli anni di rilevanti detrazioni fiscali senza il corrispondente versamento delle imposte da parte dei soggetti erogatori delle prestazioni.

giovedì 2 gennaio 2014

Evasione fiscale, lavoro nero e concorrenza sleale: un circolo che si autoalimenta.

La violazione di norme tributarie ed il ricorso a forme di lavoro “nero” creano svantaggi concorrenziali nei confronti degli imprenditori che hanno operato correttamente: il minor prezzo del prodotto, infatti, sul quale non ha gravato l'onere fiscale effettivo, è più vendibile sul mercato in danno degli imprenditori onesti.
L’evasione è quindi fonte di concorrenza sleale, perché l’evasore può praticare prezzi inferiori.
L’ex Presidente del consiglio Mario Monti ha a tale proposito evidenziato che l’evasione è “concorrenza sleale tra imprese e un modo in cui alcuni cittadini disonesti provocano un danno ad altri cittadini, causando per tutti una pressione più elevata”.
E’ facile comprendere come l’imprenditore disonesto usufruisca di un indebito ma notevolissimo vantaggio concorrenziale rispetto all’imprenditore onesto che fa fronte con onestà e correttezza agli oneri fiscali e sociali: l’imprenditore disonesto, infatti, non soggiace a costi della stessa entità e può pertanto fornire la propria merce/servizi ad un prezzo inferiore, anche quando è meno efficiente dei concorrenti, sommando al risparmio fiscale l’ulteriore beneficio di una accresciuta possibilità di vendita.
L’imprenditore onesto, per mantenere una quota di mercato che gli consenta di sopravvivere, sarà a sua volta costretto a commettere lo stesso illecito, generando un circolo perverso di evasione e concorrenza sleale che si autoalimenta di continuo.
Il problema è molto diffuso: come si rileva facilmente dai dati provenienti dagli studi fiscali di settore l’evasione fiscale non è un illecito commesso solo da grandi imprese tramite complessi meccanismi di false fatturazioni, caroselli IVA, transfer pricing e così via ragionando, come i difensori della moneta contante (e dell’evasione fiscale) vorrebbero far credere, ma al contrario un illecito ad amplissima diffusione.
Vediamo, come è buona abitudine di questo blog, i dati disponibili:

Settore % di incongrui
Barbieri e parrucchieri 54,9%
Ristoranti e pizzerie 48,2%
Bar e caffè, gelaterie 51,1%
Intonacatura e tinteggiatura 48,3%
Intermediari del commercio 37%
Trasporto merci su strada 34,7%
Commercio al dettaglio di alimentari 56,9%
Commercio al dettaglio di confezioni 61,2%

Anche in questo caso, l’abolizione del contante e la completa tracciabilità dei pagamenti potrebbero essere di estremo giovamento alla nostra malandata economia, eliminando gli indebiti vantaggi concorrenziali derivanti dall’evasione fiscale e consentendo al mercato di premiare l’imprenditore (ed il prodotto/servizio) davvero migliore e più efficiente.
Una reale concorrenza, non falsata dall’abbassamento dei prezzi dovuto ad indebiti risparmi fiscali, potrebbe stimolare anche gli investimenti delle imprese, incentivate a migliorare le proprie competenze ed i propri processi produttivi al fine di poter offrire sul mercato prodotti più appetibili ai prezzi più competitivi.

Ne vogliamo parlare?


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