La violazione di norme
tributarie ed il ricorso a forme di lavoro “nero” creano svantaggi concorrenziali nei confronti degli imprenditori
che hanno operato correttamente: il
minor prezzo del prodotto, infatti, sul quale non ha gravato l'onere fiscale
effettivo, è più vendibile sul mercato in danno degli imprenditori onesti.
L’evasione è quindi fonte di
concorrenza sleale, perché l’evasore può praticare prezzi inferiori.
L’ex Presidente del consiglio Mario
Monti ha a tale proposito evidenziato che l’evasione è “concorrenza sleale tra imprese e un modo in cui
alcuni cittadini disonesti provocano un danno ad altri cittadini, causando per tutti una pressione più elevata”.
E’ facile
comprendere come l’imprenditore disonesto usufruisca di un indebito ma notevolissimo vantaggio concorrenziale rispetto all’imprenditore
onesto che fa fronte con onestà e correttezza agli oneri fiscali e sociali:
l’imprenditore disonesto, infatti, non soggiace a costi della stessa entità e
può pertanto fornire la propria merce/servizi ad un prezzo inferiore, anche quando è meno
efficiente dei concorrenti, sommando al risparmio fiscale l’ulteriore beneficio di una
accresciuta possibilità di vendita.
L’imprenditore
onesto, per mantenere una quota di mercato che gli consenta di sopravvivere,
sarà a sua volta costretto a commettere lo stesso illecito, generando un
circolo perverso di evasione e concorrenza sleale che si autoalimenta di
continuo.
Il
problema è molto diffuso: come si rileva facilmente dai dati provenienti dagli studi fiscali di settore l’evasione fiscale non è un
illecito commesso solo da grandi imprese tramite complessi meccanismi di false
fatturazioni, caroselli IVA, transfer pricing e così via ragionando, come i
difensori della moneta contante (e dell’evasione fiscale) vorrebbero far
credere, ma al contrario un illecito ad amplissima
diffusione.
Vediamo,
come è buona abitudine di questo blog, i dati disponibili:
Settore % di incongrui
Barbieri e parrucchieri 54,9%
Ristoranti e pizzerie 48,2%
Bar e caffè, gelaterie 51,1%
Intonacatura e tinteggiatura 48,3%
Intermediari del commercio 37%
Trasporto merci su strada 34,7%
Commercio al dettaglio di alimentari 56,9%
Commercio al dettaglio
di confezioni 61,2%
Anche in questo caso, l’abolizione del contante
e la completa tracciabilità dei pagamenti potrebbero essere di estremo
giovamento alla nostra malandata economia, eliminando
gli indebiti vantaggi concorrenziali derivanti dall’evasione fiscale e consentendo al mercato di premiare
l’imprenditore (ed il prodotto/servizio) davvero migliore e più efficiente.
Una reale concorrenza, non falsata dall’abbassamento dei
prezzi dovuto ad indebiti risparmi fiscali, potrebbe stimolare anche gli investimenti delle imprese, incentivate
a migliorare le proprie competenze ed i propri processi produttivi al fine di
poter offrire sul mercato prodotti più appetibili ai prezzi più competitivi.
Ne vogliamo parlare?
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